Sergio Zavoli firma le copie della sua autobiografia a Bassano nel settembre 2012. Assieme a me, Giulia Guglielmi: tre generazioni di giornalisti

 

Con Sergio Zavoli, mancato a 96 anni, perdiamo un maestro del giornalismo italiano: nato con le cronache sportive, passò poi alle inchieste televisive. Aveva una grande passione per la storia. Più esattamente, molte sue trasmissioni e libri sono diventati storia. Impossibile dimenticare, per esempio, “Nascita di una dittatura” del 1972, in sei puntate, sulle origini del fascismo in Italia, oppure “La notte della Repubblica” del 1989-1990 sul terrorismo degli anni Settanta-Ottanta. Quest’ultimo venne articolato in 18 puntate per 45 ore di trasmissione. Ma la sua produzione è vastissima. Zavoli ha assunto anche responsabilità gestionali: dal 1980 al 1986 è stato anche presidente della Rai. L’ultimo suo desiderio è stato di tornare nella sua Rimini e di essere seppellito vicino al suo grande amico di sempre, Federico Fellini.

Nel Vicentino è stato l’ultima volta nel settembre del 2012, quando presentò al museo-biblioteca di Bassano la sua autobiografia “Il ragazzo che io fui”. Fu un incontro affascinante con protagonista davvero un ragazzo, anche se aveva 89 anni, per la vivacità del racconto e la brillantezza della memoria. In quell’occasione mi feci autografare, dopo quarant’anni dall’uscita, “Nascita di una dittatura” che avevo acquistato al liceo. Nella foto, tre generazioni di giornalisti: assieme a Zavoli ci sono io e la giovane Giulia Guglielmi, al tempo collaboratrice de Il Giornale di Vicenza.