La pizza creata dalla pizzeria San Martin, una “carbonara sbagliata” per festeggiare i cento anni della Liquoreria Carlotto

 

Una pizza per celebrare i cento anni dei liquori Carlotto di Valdagno. L’hanno realizzata Federico Zanon e Paolo Centomo della pizzera San Martin di Cornedo (Vicenza) utilizzando un tuorlo sbattuto e due cucchiai di zabaione di Carlotto. L’hanno battezzata “carbonara sbagliata”: il giallo c’è, l’uovo anche, è guranita con parmigiano e speck: ecco lo “sbaglio”, dato che non è stato utilizzato il guanciale. Per gli amanti di questo piatto. L’origine di questa celebre pasta, secondo lo storico veneziano Alessandro Marzo Magno, va fatta risalire ai soldati inglesi che nell’ultima guerra risalivano l’Italia. E gli ingredienti sono quelli di un “breakfat sbagliato”. Spiega Marzo Magno: “La versione breakfast vuole che a monte di tutto stiano i soldati dell’VIII armata britannica che nel 1944 risalivano la penisola italiana lungo il versante adriatico. Uno dei loro comandanti, il generale canadese Eedson Louis Millard Burns, si era sistemato nell’hotel Vienna di Riccione, dove lavorava un cuoco bolognese, Renato Gualandi. È stato lui stesso, ormai ultranovantenne, a raccontare in un’intervista com’era andata in quel lontano giorno di guerra. «I canadesi avevano del bacon fantastico, della crema di latte buonissima, del formaggio e della polvere di rosso d’uovo. Misi tutto insieme e servii a cena questa pasta ai generali e agli ufficiali. All’ultimo momento decisi di mettere del pepe nero che sprigionò un ottimo sapore. Li cucinai abbastanza “bavosetti” e furono conquistati dalla pasta».

Paolo Centomo, Daniela Carlotto e Federico Zordan con la pizza del centenario

 

La pizzeria San Martin si è affermata da dieci anni per i suoi prodotti di qualità che sono frutto di un’appassionata ricerca, non solo riguardo alle farine ma soprattutto sui prodotti locali: oltre alla tradiziona Margherita, sono interessanti la pizza alla trota di Chiampo e quella alla “gallina padovana imbriaga”, fatta cuocere a bassa temperatura per quattro ore. Qualità, ricerca, tradizione e passione sono i quattro riferimenti che hanno guidato il lavoro dei due soci (Zordan in cucina, Centomo in sala) in questi anni: gli ingredienti utilizzati sono spesso presidi Slow Food.

La pizza alla trota del Chiampo, una scelta che va nella direzione della valorizzazione del territorio

La pizza alla “gallina padovana imbriaga”, cotta quattro ore a bassa temperatura. La gallina padovana in realtà è di origine polacca: tanto è vero che i produttori padovani, un po’ burloni un po’ no, la portarono in regalo a papa Giovanni Paolo II

 

Per celebrare Carlotto, è stato scelto uno dei suoi prodotti più conosciuti: lo zabaione. La ditta, fondata cento anni, è celebre anche per l’Amaro 900, il Fior d’Agno e soprattutto il Rosolio, un liquore che regala l’atmosfera dell’Ottocento, quel profumo che è arrivato fino al XX secolo grazie anche a “Il Giornalino di Gian Burrasca“, un libro stampato nel 1920 diventato celebre per chi oggi ha i capelli bianchi grazie a uno spassoso sceneggiato televisivo con gli attori celebri degli anni Sessanta, affiancati da una scatenata Rita Pavone nei panni del protagonista. Nel libro sono varie le scene in cui il rosolio è chiamato in causa come il liquore delle feste.

L’azienda Carlotto è tutta impregnata di tradizione asburgica, che risale dal Veneto sino al regno d’Ungheria. La famiglia Potepan, ungherese, nel 1820 decide di stabilirsi nel Veneto, che a quel tempo rientrava nell’impero austro-ungarico. Antonio Potepan apre a Valdagno nel 1883 la sua offelleria. Non era una scelta valutata a caso: Valdagno al tempo era una città viva, popolosa e ricca, capitale dell’industria laniera che con i Marzotto contava 12 mila dipendenti. Una bottiglia del suo rosolio fu donata nel 1878 dal re Vittorio Emanuele II all’imperatore austriaco Francesco Giuseppe in visita a Venezia, ormai da 12 anni passata stabilmente all’Italia.

La tradizione imprenditoriale prosegue con il figlio Giovanni Onesto Potepan (1865-1925) la cui figlia Teresa proseguì l’arte pasticcera e liquoristica: sposò Girolamo Carlotto e diede vita all’azienda di via Garibaldi che quest’anno celebra i cento anni. L’attuale titolare, Daniela Carlotto, figlia di Giuseppe e Nives, ha il timone di un’azienda che produce 25mila bottiglie. Il racconto di questa avventura culturale e imprenditoriale si trasformerà in un libro scritto da Valerio Bigano che sarà presentato il 5 ottobre prossimo, in uno spettacolo teatrale, curato da Carlo Presotto e Matteo Baldo de “La Piccionaia” che andrà in scena il 15 giugno e in un video che sarà realizzato dall’agenzia Wannaboo di Riccardo Vencato e Stefano Pellizzaro, già vincitori a Cannes di un riconoscimento per il loro lavoro.