Le bollicine di Soleone, un rosè ricavato dalle uve di Sangiovese scartate per il diradamento del Brunello

È il primo spumante che nasce da uve sangiovese di vigne nel territorio del Brunello di Montalcino. È un vino ecosostenibile, perché per la sua produzione si utilizzano quelle uve che altrimenti verrebbero buttate via, perché frutto del diradamento in vigna. È un vino che vuol segnare un ritorno alla semplicità anche un po’ giocosa, a partire dal nome: Soleone, con una “elle” sola, perché nasce dalla fusione di due parole. Da un lato c’è il Sole di Poggio al Sole, terreno a Montalcino di Roberto Cipresso, enologo bassanese ormai celebre a livello internazionale; dall’altro c’è il leone che Roberta Moresco, sommelier e selezionatrice di vini a Marostica, ha scelto come sua immagine. Il risultato dell’etichetta è la faccia di un leone con la criniera che sfuma nella forma dei raggi del sole. Ricordate la bandiera della vela diventata il simbolo del Moro di Venezia? L’idea è quella, ma assai più gentile.

Soleone è un rosato, tremila bottiglie spumantizzate a Valdobbiadene, che nasce dalla collaborazione di due appassionati del vino che in passato avevano già lavorato insieme, creando l’etichetta Incontro insolito, perché tale era davvero quel vino bianco frutto dell’incrocio di uve vespaiola e malvasia. “Questo vino esprime un’anima spirituale, ma non alcolica – spiega Roberta Moresco – Lo possiamo personalizzare (io e Roberto siamo sole & leone, simboli che ci rappresentano), mentre se fosse una canzone sarebbe Put a little love in your hart”.

Delle tremila bottiglie 1500 hanno l’etichetta Soleone, altrettante Cipresso le commercializza con l’etichetta Altrove”. Costo: 13,5 euro alla bottiglia.

Il passaggio interessante riguarda la nascita del vino. Spiega Cipresso: “Il bio non basta, serve la sostenibilità. Che si articola in sostenibilità ambientale, economica e sociale. Questa è la leva che darà valore ai vini di domani. Oggi i vini, diciamo la verità, li raccontiamo un po’ sopra le righe. A Poggio al sole a Montalcino produco il Brunello. C’è una pratica che stima 1 chilo di uva per pianta, ma si può arrivare anche a 5-600 grammi grazie al diradamento che aumenta la qualità delle uve, che diventano più uniformi e forti. Il diradamento è un’operazione delicata: se si fa prima, la pianta si riadatta e torna a produrre semi, se la fai tardi, non serve. Io ho spostato il diradamento più avanti. Di solito si effettua dal 15 luglio al 15 agosto. Lo ho spostato proprio per evitare che ci sia un riassetto della vite. Di solito quando l’uva è matura al 50% si fanno diradamenti, io aspetto il 70%. Ma quell’uva che buttavamo a terra abbiamo riconosciuto che poteva avere circa 10 gradi e quindi poteva essere un’ottima base spumante. Abbiamo fatto la prova con lo charmat. Del resto, quando hai un’uva più cruda, l’acidità è marcata e il ph basso: i precursori aromatici si esprimono solo a quelle condizioni. Soleone per la seconda rifermentazione attende tre mesi”.

In effetti Soleone ha una spiccata acidità e una personalità molto interessante, tutta sua. La resa delle uve rosse di Poggio al Sole è stata del 40%. “Questo vino nasce con un obiettivo diverso – aggiunge Cipresso – perché in un momento di grave crisi generale ci accorgiamo quali sono le cose importanti, i valori che hanno un peso. Prima di tutto la semplicità. E allora abbiamo pensato all’aspetto semplice del vino: del resto i cuochi fanno cose straordinarie con quello che prima si buttava via. Ci emozioniamo di fronte alla complessità di una sinfonia ma anche davanti a un semplice taglio di un quadro di Fontana e in architettura Mies van der Rohe ha dettato la linea: less is more”. (Nella foto qui sopra, Roberta Moresco e Roberto Cipresso).

Per Roberta Moresco questo è il quarto vino della sua linea. Per prima è nata la Cuvéee di Roberta da glera e chardonnay in collaborazione con Bellussi di Valdobbiadene, uno charmat che riposa 70 giorni sui lieviti. Poi è nato Azzardo rosso da pinot nero prodotto dall’azienda Maculan e corvina prodotta da Speri in Valpolicella: “L’amarone senza la corvina non sarebbe niente, quindi questo vino è la metafora di un altro significato. Abbiamo bisogno di tutti per fare un grande vino, come nella vita”. Come detto, Incontro insolito è nato dalla collaborazione con Roberto Cipresso. Le uve vespaiola sono quelle dell’azienda di Innocente Dalla Valle di Breganze mentre quelle di Malvasia sono dell’azienda toscana Le Torri.