Biblioteche e musei sono il Pronto soccorso della cultura. Ti accorgi quanto siano preziosi quando mancano e si fa di tutto per raggiungerli e tenerseli stretti. L’ha dimostrato anche il lockdown di primavera, come hanno spiegato Mario Guderzo e Lidia Zocche, bibliotecari di lungo corso, al convegno La cultura come cura, il nuovo equilibrio tra promozione e partecipazione svoltosi a Marostica.

Una curiosa immagine che rende l’idea dei musei chiusi a causa dell’epidemia da coronavirus

Azzerato dalla pandemia il Louvre, il museo più visitato al mondo con 20mila persone ogni giorno, cancellati i 12 mila ingressi quotidiani di Uffizi e Musei Vaticani, che restava da fare? Mettere on-line la possibilità di visitarli. I risultati? Buoni, a giudizio di Guderzo, già direttore del museo di Bassano e di quello canoviano di Possagno. È vero che il 51% conosceva la possibilità ma non l’ha sfruttata, però un 17% ha cliccato sulla pagina del museo andando a curiosare, mentre il 4% ha compiuto una visita virtuale completa. Insomma, una persona su cinque un giretto tra quadri e statue se l’è fatto. È vero che il 28%, stando ai dati illustrati, non conosceva questa possibilità. L’aspetto positivo, ha spiegato Guderzo, va colto soprattutto nel fatto che sono gli over 65 i più affascinati da questa modalità, perché “cercano una narrazione”. Il che dimostra quanto vivace e ampio possa essere il pubblico che ha fame di cultura. E dimostra anche quanto si possa incrementare l’incontro fra domanda e offerta se a scendere in campo sono i direttori dei musei. Guderzo ha portato come esempio il museo etrusco di Roma e quello egizio di Torino. Sarà perché sono più giovani della media dei loro colleghi, sarà perché sanno usare i social, fatto sta che Valentino Nizzo e Cristian Greco ogni santa mattina mettevano la faccia su Facebook e i risultati sono stati entusiasmanti.

Lidia Zocche, a capo della Rete delle biblioteche vicentine e responsabile della Cultura al Comune di Schio: ha parlato al convegno di Marostica    

Che il virtuale sia reale molto più di quanto crediamo l’ha confermato Lidia Zocche, responsabile vicentina della Rete delle biblioteche e responsabile della Cultura del Comune di Schio. Le biblioteche della Rete (ossia 105 istituzioni per 90 Comuni del Vicentino) in tre settimane di lockdown hanno creato 250 eventi, soprattutto letture per bambini, disperati quanto le mamme a restare in casa senza avere niente da fare. Ma non solo: anche i prestiti di e-book sono volati: “Abbiamo raddoppiato il budget per acquistarli – ha spiegato Lidia Zocche – ma non è bastato; visto il successo perché sono raddoppiati anche i prestiti, l’abbiamo triplicato. Il servizio è decollato”. La conseguenza più clamorosa è che l’attività virtuale della biblioteca ha avuto, appunto, conseguenze ben reali: “Abbiamo attirato nuovi utenti, anche soprattutto chi non aveva mai messo piede in una biblioteca. È questo, del resto, il nostro obiettivo”.

Lidia Zocche ribalta il concetto che la cultura sia un pozzo di petrolio da sfruttare, slogan lanciato negli anni Ottanta: “Se fosse così, prima o poi il pozzo si asciugherebbe e il petrolio finirebbe. No, la cultura è un’energia rinnovabile. Più la diffondi, più ne crei. Ecco perché noi dobbiamo produrre cultura, sostenere artisti e musicisti. Dobbiamo diventare pusher della cultura, indurre il bisogno proprio perché i cittadini hanno davvero bisogno delle biblioteche. Per usare una frase dello scrittore Neil Gaiman, Google può dare centomila risposte a una domanda, ma il bibliotecario ti darà la risposta giusta”.

La biblioteca Dokk1 ad Aarhus in Danimarca: la sua progettazione è durata vent’anni ed è stata definita “la migliore biblioteca del mondo”

E per aprire nuovi orizzonti,  Lidia Zocche ha mostrato alcune biblioteche di nuova concezione, concentrando l’attenzione su quelle danesi. Ha indicato Dokk1 a Aarhus: aperta nel 2015, l’anno successivo è stata valutata dalla Ifla come la migliore biblioteca del mondo. Non si arriva a un traguardo così importante per caso: la sua progettazione è durata vent’anni. Ed è stata molto partecipata, tant’è vero che il suo motto è: “Non per i libri, ma per le persone”.

Nella biblioteca di Billund i bambini si possono sdraiare sul divano-nuvola con il soffitto che fa da schermo per i loro device

Nella biblioteca di Billund, invece, gli spazi sono studiati a misura di bambino e incentrati sull’esplorazione, il gioco libero, il movimento fisico e l’apprendimento attivo in autonomia. Non a caso: Billund è una città di seimila abitanti che è la sede della Lego, anzi è stata definita – giustamente – la capitale mondiale dei mattoncini Lego e quindi i bambini sono la prima preoccupazione di tutti, anche degli amministratori.

Caratteristica è anche la biblioteca di Rentemerstervej, che ha come motto: “In questa biblioteca ognuno ritrova la sua dignità di uomo”. Anche in questo caso non sono parole messe lì per dire: sorge in un quartiere di Copenhagen con 90 etnie, un tasso di disoccupazione del 65% e un alto analfabetismo. La biblioteca ha trovato spazio in una ex fabbrica occupata e la sua progettazione ha coinvolto gli ex occupanti. Qui tutti sono ben accolti, anche gli homeless. (Nell’immagine la biblioteca Black diamond di Copenhagen).

Tre esempi che vanno, come direbbe Fabrizio De Andrè, in direzione ostinata e contraria rispetto al rischio di trasformare la modernità in quei nonluoghi da cui mette in guardia Marc Auge. Maurizio Pamici, presidente del Comitato di gestione della biblioteca di Marostica, ha ricordato che i nonluoghi sono quegli spazi dell’anonimato, ogni giorno più numerosi, frequentati da individui simili ma soli. Dal supermercato alla stazione, dall’albergo all’autostrada: “Bisogna fare di tutto perché le biblioteche non entrino in questo elenco”.

Certo, ma creare biblioteche innovative è facile in Danimarca, Paese che ha 5 milioni di abitanti, come il solo Veneto, ed è ricco. Come si può nella ben più popolosa e più povera Italia trasferire questo modello? Risponde Lidia Zocche: “Sono decisioni politiche, basta decidere di finanziare questo settore. Faccio un esempio: le Reti delle biblioteche del Veneto hanno ricevuto un finanziamento annuale dalla Regione di 97mila euro; le Reti del Piemonte si sono divise 890 mila euro. E la nostra è la Rete più performante d’Italia”.