Piero Angela assieme a Massimo Polidoro, ospiti al rettorato dell’università di Padova, città sede del Cicapfest, il festival del Cicap fondato da Piero Angela trent’anni fa e oggi guidato da Polidoro 

 

Sopravviveremo ai cambiamenti climatici? Dipende da noi. Dobbiamo saper meritare la tecnologia che abbiamo, che può farci vivere o morire. Greta Thunberg è un simbolo, che però va riempito di contenuti. Ma per ora l’uomo si dimostra insensibile: “Abbiamo una cultura che non è capace di leggere il nostro tempo. Non siamo pronti a gestire i mezzi che abbiamo”. È il giudizio di Piero Angela, ospite d’onore a Padova del festival del Cicap, organizzazione che proprio lui fondò lui trent’anni fa. Tre giorni di convegni, dibattiti e incontri che si avviano a superare le 12mila presenze. Angela, tutt’oggi presidente onorario del Cicap, guidato adesso da Massimo Polidoro, ha parlato al rettorato dell’università: l’ateneo sta già pensando a festeggiare gli otto secoli di vita e intanto è partner assieme al Comune (solo per citarne alcuni) del festival.

     CAMBIAMENTI CLIMATICI. Greta è il simbolo di tutti i bambini che questo secolo lo vivranno fino in fondo, ha spiegato Piero Angela, con tutto il degrado possibile e immaginabile. Abbiamo una tecnologia che può farci vivere o può distruggerci. Però bisogna meritarla, questa tecnologia. Invece abbiamo una cultura che non è in grado di leggere il suo tempo. E così viviamo in un incrocio: da un lato la velocità altissima delle scoperte e delle innovazioni, dall’altro una cultura ottocentesca che non sa gestirle. Il vero problema è proprio questo, l’insensibilità della nostra cultura, a iniziare da quella politica. Non siamo pronti a gestire i mezzi che abbiamo.

    FAKE NEWS. Vinceremo la battaglia sulle fake news? Difficile, finché l’unica risorsa del web è la pubblicità e bisogna spararla sempre più grossa per avere più click e quindi inserzionisti pubblicitari. Ma possiamo contrastare le fake news divulgando il metodo scientifico (cosa che non viene fatta a scuola) che vuol dire, semplicemente, verificare le fonti: chi ha detto questo, il primo che capita o una seria ricerca? In secondo luogo bisogna insegnare sin dalla prima elementare che esiste un metodo della scienza. Una volta imparato, lo si applica automaticamente, come avviene per le tabelline.

 

    RAZIONALITA’ E DEMOCRAZIA. L’Italia ha un livello di istruzione molto basso, l’analfabetismo culturale avanza. Del resto, la scuola italiana ha l’asticella molto bassa: i fuoricorso non hanno senso, tanto per dirne una. Personalmente credo di aver dato il mio contributo a combattere l’analfabetismo di ritorno: sono nella Rai dal 1952 e ho sempre cercato di svolgere bene il mio lavoro, perché credo di avere una responsabilità sociale. Non posso abbassare il livello solo per avere qualche ascolto in più. La verità è che la razionalità è come la democrazia: un compito difficilissimo. Greta suscita entusiasmo, ma poi ha bisogno del mondo razionale. Si può anche vivere di emozioni, ma è sempre meglio pensare al futuro e prevenire i guai. A chi sostiene che il cambiamento climatico non esiste rispondo con una domanda: ti fidi a superare un camion in curva? Magari non succede niente, ma è meglio non rischiare.

    IL CICAP. Era il Comitato per il controllo delle affermazioni sul paranormale. Adesso la “p” sta per pseudoscienze. Abbiamo iniziato trent’anni fa in una dozzina di persone in un ristorante di via Nizza a Torino. Avevo condotto tre puntate di una trasmissione sul paranormale, a quel tempo piuttosto accettato, che hanno fatto cambiare idea a parecchie persone. Li chiamavano i pierangelisti. Da allora il Cicap è cresciuto, ha avuto soci come Edoardo Amaldi (il più stretto collaboratore di Enrico Fermi), Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia, Umberto Eco, Umberto Veronesi, Margherita Hack. La verità è che bisogna essere informati. Naturalmente, oggi come ieri, non cambia idea chi ha una fede incrollabile ma chi è disposto ad ascoltare.

     LE CONQUISTE SPAZIALI. Vogliamo colonizzare Marte? Si può fare, tanto per citare la battuta di Gene Wilder nel film di Mel Brooks. Ma ci vuole tanta energia: su Marte ci arriveranno in sei, ma servirà l’energia di 60 milioni di persone. L’unico modo per conquistare lo spazio è creare astronavi artificiali, stazioni spaziali che possano ospitare anche milioni di persone. La pensava così anche Asimov. Facile a dirsi, meno a farsi. Sapete qual è il problema? I figli. Come nei kibbutz. Possiamo anche trovare persone che intendano vivere in modo stimolante, ma come la penseranno i loro figli, destinati a vivere in un recinto?