“Faremo teatro nei negozi. Dietro le vetrine, se ce lo permettono. Perché noi le vetrine non le spacchiamo. E soprattutto perché la cultura è l’unico antidoto a questo momento pericoloso, forse letale per l’Italia”. La proposta, metà provocazione e metà no, è di Giancarlo Marinelli, direttore del ciclo degli spettacoli classici dell’Olimpico vicentino, lanciata nella conferenza-stampa che ha concluso la 73esima rassegna, costruita con fatica, realizzata con coraggio in mezzo a tutte le difficoltà immaginabili e coronata da un successo fotografato dai numeri. Marinelli parla a caldo, dopo le immagini degli scontri a Torino, Milano, Roma e ieri l’altro a Napoli contro il governo. Lancia un allarme: “Stiamo vivendo un momento pericoloso, forse letale per l’Italia. Quando la violenza che si sta manifestando in questi giorni contro i provvedimenti del governo, quello stesso che ha chiuso i teatri, è vista dalle persone non violente – come sta succedendo – con una vaga simpatia è davvero finita. Da oggi in poi rischiamo che ogni pretesto sia l’occasione per distruggere qualcosa con un silenzioso avvallo di chi sta a guardare e che si allargherà sempre più. Chi può impedire questa saldatura letale è la civiltà, cioè è la cultura e quindi anche noi, il teatro”.  (Nella foto: Giancarlo Marinelli, direttore artistico del ciclo di spettacoli classici dell’Olimpico).

Marinelli, pur con la soddisfazione di un bilancio positivo degli spettacoli vicentini, bolla come “ectoplasmatiche” le norme del governo “che hanno rigettato spettatori e pubblico in uno stato di prostrazione”. Ma trova nel suo lavoro la ragione civile di proseguire lo stesso, ovunque, anche nei negozi, appunto. E spiega che di fronte alle immagini di violenza che rimbalzano dai cellulari e dalle televisioni, lui contrappone un impegno: “Noi continueremo in maniera determinata a lavorare per il teatro, per mettere al centro la cultura che impedisce quella saldatura letale tra violenti e spettatori che approvano. Il teatro civile è questo: è garantire alla società il controllo creativo della bellezza. Se non c’è economia senza sanità, non c’è sanità senza libertà”.

 I NUMERI DEL SUCCESSO. La rassegna, intitolata “Nostos. Se tu non torni”, in poco meno di un mese ha proposto otto titoli, di cui sei in prima nazionale, per un totale di 19 repliche; quattro gli “aperitivi olimpici” curati da Toni Stefani, memoria storica del teatro vicentino e nazionale, e quattro gli incontri svoltisi nella biblioteca civica (tra cui uno, dedicato a “Shakespeare vicentino” curato da chi scrive). Ad avvicendarsi sulla scena ventitré artisti, tra cui nomi di primo piano come Pietrangelo Buttafuoco, Anna Galiena, Ivana Monti, Anna Zago, Andrea Pennacchi. 

Gli spettatori sono stati 2612 nel complesso, tenendo conto che l’Olimpico ha visto ridursi di due terzi la capienza, da 600 a 210, per adeguarsi alle norme di sicurezza. Tutti gli spettacoli hanno registrato il “tutto esaurito” e dalla vendita dei biglietti sono stati incassati quasi 46mila euro: un autentico toccasana per un’organizzazione che ha avuto a disposizione metà dei finanziamenti dell’anno passato, come ha ricordato Pier Giacomo Cirella, segretario generale della Fondazione del teatro comunale di Vicenza, che ha sostenuto operativamente la direzione artistica. Come ha ricordato Marinelli, la rassegna s’è realizzata anche grazie agli artisti hanno accettato di recitare a Vicenza con compensi poco maggiori di un rimborso spese. “Sono stati mesi terribili – ha aggiunto Marinelli – perché abbiamo vissuto all’insegna dell’incertezza, dovevamo progettare e realizzare tutto in un’assenza pneumatica di sicurezze. Però l’orgoglio sta nel fatto che quando si doveva chiudere, noi viceversa abbiamo allargato, dalle presenze alle partecipazioni al cartellone”.

TEATRO DI VICENZA A RISCHIO FALLIMENTO. Ma è proprio Cirella a lanciare un “Sos” per il “comunale” vicentino. “Il bilancio quest’anno chiuderà in deficit – annuncia – Se il 2019 è stato un anno record per presenze e incassi, il 2020 ha visto crollare spettatori ed entrate a causa della pandemia. Abbiamo dovuto rinunciare a 350mila euro che erano frutto dei noleggi delle sale ai privati, ed è una cifra importante. Inoltre, gli stessi sponsor hanno dimezzato i loro contributi. Se questo trend negativo proseguirà anche nel 2021, non ci resterà l’anno successivo che portare i libri in tribunale”. In altre parole, vuol dire dichiarare il fallimento della Fondazione, attualmente composta da Comune, Regione del Veneto, Intesa San Paolo e Fondazione Cariverona quali soci, più un altro congruo numero di aziende che sono partner del teatro vicentino. La prospettiva, Cirella l’ha spiegato senza giri di parole, è nerissima se il vento non cambia. Va ricordato che il teatro vicentino fra spettatori e addetti ai lavori richiamava ogni anno oltre centomila persone. (Nella foto: Pier Giacomo Cirella, segretario generale della Fondazione teatro di Vicenza).

LE ENERGIE VICENTINE. Oltre ai nomi di levatura nazionale, allo stesso livello vanno ricordate le energie vicentine che hanno trovato spazio nel cartellone. A iniziare dalla Piccionaia, che con Carlo Presotto e Davide Venturini ha dedicato il suo Palladio magico ai bambini. E poi Theama teatro che ha messo in scena una straordinaria Anna Zago in Clitennestra, i morsi della rabbia per la regia di Piergiorgio Piccoli. (Nella foto qui sotto, Anna Zago, Anna Galiena e Andrea Pennacchi)

I commenti sono naturalmente all’insegna della soddisfazione. “Avevo ragione ad insistere per realizzare la rassegna – commenta il sindaco di Vicenza Francesco Rucco perché poi il Fato ci ha dato una mano: il decreto del governo che ha chiuso i teatro è arrivato appena terminato il ciclo degli spettacoli classici”. Enrico Hüllweck, presidente della Fondazione teatro parla di “un messaggio di speranza lanciato dalla rassegna, perché quando si potrà ripartire Vicenza ci sarà”. Il presidente dell’Accademia Olimpica, Gaetano Thiene, ribadisce che il suo sodalizio, attivo da 500 anni, vive anche di attualità e la collaborazione a questa rassegna dei classici ne dimostra la vitalità. “Proprio per questo motivo – conclude – l’Accademia vuole essere nel teatro di Vicenza oggi”. Una proposta di collaborazione che, gli ha risposto Cirella, è la benvenuta e sarà presto valutata dal Consiglio d’amministrazione.

SULLA STRADA DELLA RICONFERMA. Terminato il contratto biennale, Giancarlo Marinelli sarà riconfermato alla guida degli spettacoli classici, che restano in capo al Comune di Vicenza. Adesso è sulla strada della riconferma. L’assessore alla Cultura, Simona Siotto, ha dato ampie rassicurazioni in proposito: “Fosse per me, lo incatenerei – ha spiegato scherzando – perché lui riesce sempre a superare le difficoltà e rispondere alle attese con soluzioni geniali”. Il regista-scrittore, 47 anni, due volte in finale al Campiello prima dei 40 anni, aveva ricevuto l’incarico di curare la stagione nel 2018. Dovrà farsi in tre, peraltro, visto che quest’anno è stato nominato anche direttore artistico di Arteven e pure direttore artistico del teatro comunale di Vicenza.