“Gli asintomatici sono il tallone d’Achille dell’epidemia Covid. E ben il 70% dei positivi, di coloro cioè ai quali è stato fatto un tampone, sono asintomatici: lo dicono i dati dell’Istituto superiore della sanità relativi al periodo 5-18 ottobre. Soltanto il 30% delle persone che sono andate a sottoporsi al tampone – in altre parole – lo hanno fatto perché dichiaravano di avere sintomi della malattia”. Questo è il quadro offerto da Massimo Galli, direttore del dipartimento di scienze biomediche e cliniche dell’ospedale “Luigi Sacco” di Milano, che ha tenuto ieri in diretta da Milano la prolusione del nuovo anno di attività dell’Accademia Olimpica di Vicenza(Qui sopra, Gaetano Thiene e Massimo Galli).

Per la sua determinazione, Galli è stato battezzato da Selvaggia Lucarelli come Massimo Decimo Meridio Galli, con aperto riferimento al Gladiatore di Ridley Scott. Un altro giornalista di vaglia, come Paolo Mieli lo ha indicato come l’uomo giusto per rivestire il ruolo di premier e tirare fuori il Paese dai guai, come un novello Churchill. Il fatto è che Massimo Galli, 68 anni, è diventato – suo malgrado – un volto noto in questi mesi di confronti scientifico-mediatici sulla pandemia. Il presidente dell’Accademia Olimpica, Gaetano Thiene, in apertura d’incontro ha lodato “la grande professionalità e l’equilibrio, scevro da protagonismi nelle apparizioni sui media”.

È vero. E infatti l’incontro in streaming è filato via liscio sui binari della scientificità, senza concedere nulla alla quotidianità, alla politica e tanto meno alla polemica-spettacolo. Nessuno si aspettava niente di differente.

È anche vero, però, che quando lo tirano per i capelli, il professore sa rispondere per le rime: con Nicola Porro, vicedirettore del Giornale, ha litigato in diretta tivù e ha alzato la voce rifiutando di assecondare le affermazioni scientifiche riferite dal giornalista e da lui definite “balle”. Con il collega Alberto Zangrillo, che l’aveva invitato a querelarlo dopo i rimbrotti ricevuti a causa dell’affermazione sulla “morte” del virus in estate, ha chiuso la polemica spiegando che non poteva denunciarlo “solo perché il negazionismo non è un reato”.

Sarà forse il suo spirito da sessantottino non pentito che lo porta ad essere così diretto, autorevole ma irriverente sempre secondo Selvaggia Lucarelli che lo dipinge così: “Con le sue risposte tranchant e il ghigno beffardo di chi piuttosto che darla vinta al virus farebbe da cavia umana pure a un vaccino creato da Red Ronnie, Massimo Galli è la Mara Maionchi degli infettivologi”. Uno che non le manda a dire, insomma. (Nella foto qui sotto, Paolo Mieli che ha paragonato Galli a un possibile novello Churchill di cui ha bisogno l’Italia).

Quattrocento lavori scientifici alle spalle ma anche un libro di fantascienza in lavorazione (“però – ha spiegato – non sarà mai pubblicato”) il professore ha delineato agli accademici un quadro “allarmante” proprio a causa dell’altissima percentuale di asintomatici che fanno alzare il famoso indice “Rt” (il rapporto tamponi/positivi) a livelli da allarme rosso in alcune regioni, laddove supera il valore 2, 0. Toccherà al governo prendere posizioni: le nuove decisioni arriveranno prestissimo. Intanto il professore ha messo alcuni punti fermi.

Primo. L’origine. Il virus è arrivato tra fine ottobre 2019 e inizio novembre presumibilmente in Cina. In Italia è giunto il 25 gennaio da Monaco di Baviera, trasferito da una signora giunta dalla Cina che ha partecipato a una riunione. Secondo. L’età di chi è colpito ed è ricoverato adesso è più bassa rispetto alla primavera: perché? “Perché prima facevamo i tamponi solo ai gravi e gravissimi, adesso ne facciamo molti di più a moltissime persone”. Terzo. L’infezione corre soprattutto a causa dei familiari. “L’83% delle persone si infettano a casa loro. Spesso il virus è portato dai giovani”. Quarto. I medicinali. Forse un paio di antivirali forniscono qualche aiuto (Remdesivir e Faipiravir per chi è curioso) ma quella idrossicloriclorochina di cui da alcuni giorni va magnificando le doti Matteo Salvini è la prima sopra la quale Galli tira una riga rossa assieme ad altri quattro nomi. Quinto. Detto questo per gli antivirali, sugli antinfiammatori le cose sono messe peggio: Galli mette un punto di domanda vicino a una mezza dozzina di nomi. Sesto. Siamo in alto mare a riguardo dell’immunizzazione passiva, cioè la ricerca sta ancora esplorando quali reali possibilità offrano il plasma dei pazienti guariti dal Covid così come gli anticorpi monoclonali. Settimo. Su chi è ammalato lieve la situazione è ancora più negativa: “Non c’è alcun farmaco di dimostrata efficacia per chi non si sente bene (cioè magari ha la febbre) ma non necessita di essere ricoverato”.

Oltre a illustrare i numerosi contributi scientifici forniti dal suo gruppo di lavoro, il professore sottolinea due aspetti, tra la curiosità e la prevenzione. Racconta di un suo assistente che s’è ammalato e ha infettato il gatto: “È un po’ la storia dell’uomo che morde il cane e quindi fa notizia. Comunque il gatto sta benissimo e in ogni caso non accade il contrario, cioè il gatto non avrebbe potuto infettare l’uomo”. Altra curiosità. Tra i mezzi di trasmissione – ha spiegato il professore – è stato accertato anche quello fecale: “Lo so che non è elegante in questa sede parlare di feci, ma tant’è. Quando tirate lo sciacquone del wc fatelo con la tavoletta chiusa, perché altrimenti si possono creare degli aerosol che potenzialmente sono infettivi”.