Da Pablito mundial all’Anonima Magnagati, da Gabriella Dorio olimpica alla discoteca Boom di Alte Ceccato, dal sequestro di Carlo Celadon alla grande nevicata del gennaio 1985, il mio libro “Vicenza Ottanta” in 430 pagine e 320 immagini racconta il decennio del sindaco Antonio Corazzin a Vicenza e le trasformazioni di una città ricca di vitalità. I personaggi, lo sport, la cultura, il territorio, l’economia, la politica, l’informazione sono i temi di un volume che fotografa la cronaca di quegli anni di grande entusiasmo e di grandi cambiamenti, iniziati con una lira soffocata dall’inflazione, passati attraverso le “reaganomics” e la scoperta della finanza che ci portava a giocare a Portfolio, e si sono proiettati verso il “mercato unico europeo” che sarebbe scattato nel 1992. Senza sapere che quell’anno sarebbe diventato famoso molto più per Tangentopoli che per l’Europa unita.

Il mio libro è disponibile nelle librerie Traverso, San Paolo, Galla e “Musica Musica” di Vicenza. Oppure lo chiedete a me: antodilo@tin.it

A questo link un video di tre minuti che racconta per immagini il contenuto del volume

Scorrendo le pagine del libro, ognuno potrà rivivere ricordi ed emozioni personali, iniziando dall’Italia tricampeon di Bearzot al mondiale di Spagna ’82 quando Paolo Rossi diventa un fenomeno planetario che porta il nome di Vicenza in ogni angolo del mondo (e che ancora oggi è conosciuto). Lungo questo percorso della memoria si incontrano grandi personaggi che sono passati per Vicenza: come Sandro Pertini, il presidente più amato dagli italiani, che era un giovanotto di 88 anni quando nel giungo 1984 tornò a palazzo Trissino. Era un luogo che lui conosceva bene – e lo raccontò al sindaco Corazzin bevendo un “Punt e mes” – quando era tenente della Grande Guerra sul Pasubio perché nell’attuale ufficio del sindaco era collocato il comando della Prima Armata del generale Guglielmo Pecori Giraldi. Confessò di ricordarsi ancora quando durante la guerra in una locanda vicentina gli furono servite delle lepri… che erano gatti.

Tra i tanti personaggi di quel decennio, un ruolo particolare l’ha Renzo Piano, architetto già famoso chiamato dall’amministrazione comunale a elaborare un progetto per il restauro e il riuso della Basilica Palladiana. L’idea l’avevano lanciata nel 1986 gli industriali di Pietro Marzotto, che volevano celebrare il loro quarantennale con un gesto di generosità: pensavano di pagare il riscaldamento del pavimento della Basilica e per questo obiettivo avevano stanziato 400 milioni di lire. Corazzin chiama Renzo Piano che elabora un progetto che tiene banco per cinque anni nelle discussioni pubbliche e private, fino alla bocciatura da parte della Soprintendenza nel 1991, quando ormai anche il Comune aveva abbandonato l’idea. Probabilmente, questa la mia convinzione, Renzo Piano era troppo in anticipo sui tempi, esattamente di vent’anni: nel 2006 la Basilica sarà restaurata  e adesso al suo interno, con quel pavimento riscaldato dal pavimento, si tengono mostre, convegni e concerti come aveva ipotizzato Piano.

A proposito di architetti, va ricordato anche il nome di Gino Valle, “padre” del piano sulle cosiddette “aree d’oro” nelle aree delle ex acciaierie Gresele-Valbruna e Beltrame. Lì doveva nascere il “secondo centro storico della città”, o anche la “Vicenza Duemila” come veniva chiamata nelle cronache, che trovava precise indicazioni e sviluppi nel progetto elaborato dal professore udinese, docente allo Iuav di Venezia. Un lungo dibattito, durato sei anni, non portò i frutti sperati ma lasciò in eredità le idee e i progetti per realizzare quel teatro – atteso da Vicenza da sessant’anni, dalla distruzione di “Verdi” ed “Eretenio” nel 1944 – che sarà la bandiera del sindaco Enrico Hullweck, il quale lo inaugurerànel 2007.

Molti altri sono i personaggi che si incontrano in questa passeggiata tra le cronache di quasi quarant’anni fa. Basta pensare alla visita di Jorge Luis Borges nel 1984 all’Accademia Olimpica, alla folla per Umberto Eco al teatro Astra nel 1985; il professore tornerà a Vicenza, sempre su invito dell’associazione Dora Markus, nel 1987. Senza dimenticare Pupi Avati e Ugo Tognazzi che girano un film al Menti nel 1987, intitolato “Ultimo minuto” imperniato sulle vicende di una società calcistica. A dire la verità, a Vicenza nel 1986 si gira anche un altro film, “La bonne”, di tutt’altro genere: è un film erotico su un marito assente da casa perché troppo occupato dal Consiglio comunale e lo firma Salvatore Samperi, regista di “Malizia”, quindi un esperto del genere.

La cultura è un terreno che trova molta attenzione negli anni Ottanta. A cominciare dal festival dedicato a Mozart, un’intuizione vincente del Comune, anzi proprio del sindaco Corazzin, con direttori ed esecutori di primissimo piano, che dopo Vicenza si affermeranno a livello internazionale. Sul palcoscenico della vita culturale vicentina sale la generazione dei trentenni: da Silvio Lacasella, che Vittorio Sgarbi indica come l’erede artistico di Neri Pozza, a Ilvo Diamanti, che fonda l’Istituto Poster. Brillano anche i musicisti vicentini: i Firefly di Maurizio Sangineto con la loro disco music arrivano terzi nelle classifiche americane dietro gli Abba. Mica scherzi. A Vicenza si esibiscono anche i “Silvio Brothers” sulla scia dei Blues Brothers , mentre le organizzazioni concertistiche proseguono nella loro attività con nomi di tutto  rilievo: a maggio del 1989 tiene un concerto a Santa Corona anche Mtislav Rostropovich e il sindaco, nel saluto iniziale, gli augura di tornare presto in Russia da cui è esule da trent’anni, perché il dialogo Reagan-Gorbaciov promette sviluppi positivi. E’ buon profeta, perché pochi mesi dopo crolla il Muro di Berlino ed è proprio Rostropovich, con un suo memorabile concerto sotto le macerie, a sigillare nella memoria quell’avvenimento.

Anche sul fronte vicentino si vive qualche rivoluzione. La più importante porta la data del 13 agosto 1983. Con un blitz sotto Ferragosto, il Comune pedonalizza il centro storico e sloggia gli autobus da corso Palladio e corso Fogazzaro. E’ un cambiamento di stile di vita per Vicenza, che si porta all’avanguardia in Italia nelle città che cancellano il traffico in centro e danno spazio ai pedoni. Tra isole e festival, ormai si parla di Vicenza come di una Salisburgo italiana. Infuocate sono le polemiche per questa rivoluzione, dato che i vicentini sono restii ai cambiamenti, ma il tempo sarà buon giudice: oggi nessuno vorrebbe tornare indietro.